mercoledì 27 marzo 2013

Sui tetti scivolosi di pioggia



Mentina ha un amante. Viene a trovarla ogni notte, tutte le notti, alle due e trentacinque in punto.


Stanotte l’ho visto: bianco e nero, occhietti anonimi e rotondi su un musone largo e schiacciato, la coda tozza. Pure un po’ obeso. Se ne stava lì, piantato nel bel mezzo della terrazza, seduto ma ritto sulle zampe davanti, sfrontato, in attesa. Mentina continuava a mugolare e a lamentarsi, raspando inutilmente contro la porta chiusa; ogni tanto saliva sulle finestre della veranda e lo osservava, immobile, per poi tornare ad accanirsi contro la porta.


Lo so, bimba mia, lo so: vorresti uscire ad incontrarlo, a sfregare il muso contro il suo, a lasciarti annusare, docile. Potreste passeggiare insieme sui tetti scivolosi di pioggia. Quante cose che vi direste, tu e lui, liberi. Ma non si può: e se poi non torni? e se ti perdi? Come vorrei lasciarti andare... Non guardarmi così, con quegli occhi supplichevoli... Non si può, non si può.


Dopo un quarto d’ora di sguardi innamorati e di inutile attesa il gatto bianco e nero se n’è andato, silenzioso e obeso, forse a illudere altre principesse tristi. Tornerà.


Mentina lo ha guardato allontanarsi, sui tetti. Poi è venuta ad accoccolarsi nell’incavo del mio braccio, a cercare carezze e calore. Ha appoggiato il muso sulla spalla, l’ho sentita abbandonarsi. Respiriamo insieme, piano, per un tempo infinito. Gli stessi pensieri silenziosi in una notte che ci ingoia. La stessa ansia di libertà, lo stesso doloroso bisogno d’amore.